La proposta elaborata dal gruppo FormAzione, offre occasioni di riflessione e di confronto ad assistenti sociali, educatori, psicologi, avvocati, magistrati, medici e si basa su orientamenti teorici e clinici che condividono un progetto comune.
L’attuale frammentazione e moltiplicazione dell’offerta di servizi e formativa, sempre più specialistica e settoriale, ha dissolto l’idea di un lavoro composito di diverse figure professionali.
Contrariamente a questa tendenza, pensiamo che resti invariata la necessità di trovare strategie e formulare percorsi di apprendimento e formazione per un’effettiva interazione tra professionisti che, pur lontani per linguaggi teorici, competenze e appartenenze istituzionali, intervengono a favore degli stessi utenti.
La condivisione dei progetti di aiuto e cura tra professionisti è determinante a fronte di una popolazione sempre più a rischio di povertà ed esclusione e ancora più pregnante quando si lavora con famiglie e minori, perché le scelte sono particolarmente gravide di conseguenze.
Riteniamo, inoltre, indispensabile adottare una prospettiva centrata su una reale assunzione di responsabilità, sia da parte degli utenti sia degli operatori e delle Istituzioni. Solo così è possibile creare le condizioni per un coinvolgimento attivo di tutti gli interessati, in vista di promuovere una vera autonomia all’interno di una rete di rapporti validi per gli utenti dei Servizi, evitando gli inconvenienti e gli sprechi di pratiche puramente assistenzialistiche.
Nella valutazione della natura del disagio del minore, pensiamo sia necessario superare posizioni improntate a possibili pregiudizi culturali o ideologici a carico di alcune forme della struttura familiare, o ad alcuni luoghi comuni relativi ai ruoli educativi. Riteniamo sia inevitabile porsi in una posizione che consenta di comprendere la complessità dei soggetti e l’ unicità di ogni situazione.
Le norme scritte, i codici deontologici, le procedure, pur mantenendo il loro valore, non sono in grado da sole di stabilire come si deve operare, in modo univoco, in ciascuna situazione. Si apre, dunque, lo spazio dell’interpretazione e, in ultima analisi, della responsabilità creativa, frutto della capacità di acquisire una flessibilità teorica, in grado di sostenere pratiche misurate sulla realtà delle singole situazioni concrete.
Le sollecitazioni emotive che sono attivate non devono essere sottovalutate, uno spazio di formazione e, dove è possibile, di supervisione, può e deve essere pensato come parte integrante di queste pratiche professionali, se si vuole garantire loro una dimensione adeguata.
La proposta formativa si propone anche di coinvolgere le famiglie, che rappresentano la prima rete di cura e aiuto, attraverso momenti di diffusione e divulgazione a loro dedicati, avviando un confronto culturale tra professionisti e genitori.